Giugno 2013: risale a due anni fa la prima chiacchierata con il cantautore siciliano Antonio Di Martino, in arte Dimartino. Era il tour di Sarebbe bello non lasciarsi mai ma ogni tanto è utile. Dopo il suo concerto, ci siamo ritrovati seduti a un tavolino, Dimartino con un mojito e la sua bella faccia sorridente benché stanca. La prima domanda che gli posi fu quella da cui l’idea di incontrarlo e intervistarlo nacque, ovvero che cosa avesse pensato percorrendo tutta la strada che avevamo percorso io e la mia amica per giungere al luogo del concerto. Era una strada in aperta campagna, lunghissima, pareva interminabile. Mentre mi lamentavo dell’ennesima storia irrisolta, mi chiesi che cosa avesse pensato il cantante facendo quella stessa strada con un concerto ad attenderlo. Siccome il discorso ex/non ex mi aveva infervorata non poco, una volta giunte, chiudendo lo sportello, avevo detto decisa: “Adesso trovo il cantante e glielo chiedo, che cosa ha pensato di ‘sto posto mentre faceva tutta ‘sta strada che sembrava dimenticata pure dagli umani”. Doveva essere la domanda rompi-ghiaccio, ma io avevo alla mia destra un ragazzo davvero gentile e disponibile, molto a modo, che rispondeva composto dopo una risata cordiale.
COSA PENSAVI MENTRE TI CONDUCEVANO IN AUTO IN QUESTO POSTO? IN QUALE LINGUA BESTEMMIAVI?
In realtà non vedevo l’ora di arrivare. Abbiamo viaggiato tanto, in auto, per le date dei concerti di questi ultimi giorni. Siamo partiti da Palermo, poi Bologna, Trani. Tutto in auto. Ero stanco.
CHE MUSICA ACCOMPAGNA I RICORDI DELLA TUA INFANZIA?
John Lennon. Erano gli anni ’90, io ero un bambino. Mio padre comprò un lettore CD, uno dei primi, e gli suggerirono anche un CD. Tornò a casa con Lennon, era Natale. (E intona “So this is Christmas”, con la voce pulita che ha e gli occhi che sorridono.)
CHE MUSICA ASCOLTI QUANDO NON LAVORI?
Swans, mi piacciono molto. E poi Brunori, Dente, Carnesi, Colapesce. Oratio mi piace tanto. Siamo cresciuti insieme, potremmo dire così. Fra di noi c’è molta stima.
UN LIBRO, UN FILM, UN REGISTA.
Un libro: L’arte di correre, di Murakami. Un film: In the mood for love. Un regista: Marco Ferreri.
CALVINO DICEVA: SI SCRIVE SEMPRE PER NASCONDERE QUALCOSA IN MODO CHE POI VENGA SCOPERTA. NASCONDI ANCHE TU QUALCOSA NELLE TUE CANZONI?
Certo che sì. E qui nasce tutta una serie di fraintendimenti, perché poi tutte le mie ex vedono sé stesse nei miei testi, anche dove non ci sono, e mi fanno le domande, mi citano i versi, s’immaginano cose anche dove non ci sono affatto. Mai innamorarsi dei cantanti, perché poi ti ritrovi in tutte le canzoni senza volerlo! (Ride, ndr.)
STO LAVORANDO A UN NUOVO ROMANZO. CI SONO DUE DONNE IN VIAGGIO. POSSO FARTI FARE LA TUA PARTE E RACCONTARE DI UN TUO CONCERTO?
Certo che sì!
Non avevo previsto molte domande, non volevo sottrarlo troppo ad autografi e foto. Però Dimartino è stato sorprendente: le risposte alle domande erano il punto di partenza per parlare amichevolmente. Abbiamo davvero chiacchierato come amici al bar, spaziando nei temi e ridendo. Antonio Dimartino, questo ragazzo di appena trent’anni che ha guidato percorrendo tutta l’Italia, che ha appena cantato per il suo concerto, ci piace molto per la sua simpatia, lo sguardo intelligente, la tranquillità delle persone che stanno bene con sé stesse. Ci parla di sé, si incuriosisce su di noi, mi chiede di parlargli del mio primo libro, Giardini senza tempo, vuole sapere dove può acquistarlo. Ci racconta di un secret concert tenuto a Milano: ha suonato in un loft sui Navigli (“Poca gente e bella atmosfera”, sottolinea con la voce), organizzato da G. di Marta sui tubi.
Non potevamo non parlare dell’ultimo film di Sorrentino, quello che pare “si ami o si odi”: La grande bellezza. Gli è piaciuto, sì, anche se per lui il più bello di Sorrentino è L’amico di famiglia. “Per la scrittura”, tiene a precisare. Cantautore da scoprire e conoscere, laureato in Lettere e Filosofia, ama molto leggere. Ci consiglia persino un’autrice: Zadie Smith. Ci parla di questa scrittrice di origini giamaicane e inglesi, e suggerisce il suo Denti bianchi.
Per chiudere questa intervista, avevo pensato a una domanda molto provocatoria, ma non gliel’ho posta. Ho scelto di salutare questo giovane artista dalla modestia ammirevole con la stessa cordialità con cui lui ci mi ha accolta. Sono contenta di stringergli ancora la mano, ringraziarlo, e sentire lui che ringrazia me a sua volta. Sono contenta di tornare a casa con gli Swan e la Zandie da conoscere.
Luana Lamparelli
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