#DimmiCosaCiVuole: apro Twitter, leggo tra gli hashtag di oggi.
Dimmi cosa ci vuole, mi ripeto, e subito penso che non è una domanda facile così come vuole apparire.
Sono un’ottimizzatrice: via il superfluo, si tiene solo quello che davvero serve. Vorrei riuscire a vivere con pochi oggetti (fatta eccezione per libri e dischi), per questo compro solo quello che serve davvero ed evito soprammobili od oggetti che il mercato vuol imporci spacciandoceli come “essenziali”.
Essenziale, poi, cos’è? Cosa è davvero essenziale?
Ecco che pian piano il senso più profondo della domanda, Dimmi cosa ci vuole, prende forma, poco alla volta.
Escluso il mondo materiale, ho iniziato a cercare tra i valori, ma i valori sono tanti. Come restringere il campo? Ci vuole una parola, una sola -mi son detta-, che sia bussola d’orientamento, parola cardine di tutti i discorsi possibili; una parola, una sola, che ben custodisca il senso del cercare e dell’operare dell’uomo, nei diversi contesti; una sola parola capace d’essere principio e fine insieme della ricerca dell’uomo. Una parola nemmeno troppo complessa, perchè se è quello che davvero ci vuole, deve essere anche qualcosa a portata di tutti, minimo comune denominatore e massimo esponente in un solo istante. E deve essere una parola intensa al tempo stesso per il bambino e per l’anziano, traducibile in tutte le lingue e appartenente allo stesso modo a tutti i codici linguistici. Una parola motore e catalizzatore, per l’uomo comune e per il super-uomo, per la donna semplice e per quella emancipata, per la femminista e per l’antifemminista, per il manager e per chiunque faccia qualsiasi lavoro, per la donna in carriera e per quella che se ne sta in pantofole sul divano. Per chi sta bene, e per chi sta male. Per chi soffre e per chi s’impegna davvero per chi soffre. Quindi una parola che contenga anche la chiarezza dell’agire e del parlare, la semplicità e la cordialità, il senso di umanità e di reciprocità, di rispetto e di impegno per sè e gli altri.
Ecco allora che capisco. E sorrido.
Questa parola ce l’avevo in tasca, è stata la parola che ho dedicato a tutti per questo nuovo anno.
Dimmi cosa ci vuole: ci vuole una parola sola, bellezza. Che è insieme la più difficile da comprendere, vivere e declinare nei nostri giorni. Che è la parola che possiede in sè l’etica, la responsabilità e l’estetica dei valori.
Nel mondo ci vuole bellezza, e nella vita di ognuno di noi pure.
Che ve ne sia tanta, dunque, e che sappiate riconoscerla sempre. Non solo per quel che riuscite a cogliere, ma anche per quel che -vostro malgrado- perderete.
E credo anche che questa parola meravigliosa, per poter essere ammirata e realizzata davvero, richieda anche il sacrificio di mettere un po’ in ombra – se non da parte – il proprio io. Per scriverla meglio.
Luana