Leggo un nome: Chernobyl

Il testo che segue risale al 2011. All’epoca è stato pubblicato su molte riviste cartacee a diffusione nazionale. Lo riporto oggi qui, per un motivo particolare e una persona eccezionale. Nel Dietro le quinte, in fondo al brano, tutti i dettagli.

Ho cinque anni. Forse ne ho già compiuti sei. Non ricordo. Potrei perfezionare questo ricordo. Chernobyl, come semplicemente chiamiamo quel disastro, è stato nell’85 o nell’86? Basterebbe poco per perfezionare il ricordo. Poco quanto un click. Ma non lo farò. Che importanza ha una data, un insieme di numeri che comunque non cambierà il corso della storia? Chernobyl è stato. È accaduto. Numero più, numero meno. Frequento l’ultimo anno di asilo. Ci impediscono di giocare in giardino. “È pericoloso!”, dicono. E ci rido su. L’aria che respiriamo è la stessa, che ci troviamo su un prato o al centro di una strada. Ci hanno impedito, ma io già voglio scoprire il perché dei divieti. Così, mentre mamme e maestre parlano, io e la mia migliore amica d’asilo sfidiamo quel divieto. Forse anche la sorte. Sgattaioliamo fuori, facciamo il perimetro del giardino trattenendo il fiato. Senza respirare! Per vedere chi ce la fa di più.

Ho dieci anni. Ho il sussidiario. Lo sfoglio. Mi blocco.

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Il marketing diventa solidarietà: l’importanza della comunicazione

Ieri, guardando il Tg1, un servizio ha richiamato totalmente la mia attenzione. In particolare, la voce e il volto di un uomo, l’importanza di quello che stava condividendo e l’immenso potenziale di quanto dichiarava.

Parlava, fondamentalmente, di sé, di una sua idea che è opportunità e incoraggiamento per gli altri.

Subito dopo il servizio, ho svolto la mia ricerca sul web, approdando al sito di cui avevo sentito parlare.

www.portaledellarinascita.it

Il sito, voluto e creato dall’imprenditore Michele Porta per sostenere tutti i suoi colleghi (e non solo), offre consigli pratici di marketing, attuabilissimi da chiunque abbia buona volontà e conoscenze basilari di gestione pagine social e blog; mette a disposizione degli utenti che lo visitano anche informazioni utili per accedere a risorse economiche, notizie sul mondo finanziario, con sguardo attento a tutte le categorie di professionisti e a tutti i ruoli sociali (le mamme e i papà, per esempio).

Il confinamento nazionale e la chiusura fisica delle attività commerciali e lavorative hanno ben evidenziato quanto il mercato moderno sia nettamente cambiato. Per le aziende e le attività, per i liberi professionisti soprattutto, mai come ora, il dictat è “essere online, essere presenti nel web”, perché altrimenti non si esiste.

I grandi colossi del web, da Amazon in poi, possono essere sconfitti, se lo vogliamo, ma dobbiamo essere tutti dalla stessa parte: comprare online ma dai nuovi bottegai del web, come li definisco io. Nella bottega sotto casa, dove mi reco per la consueta spesa, io sorrido, rido, faccio chiacchiera, mi confronto sulle notizie e sulla musica (il proprietario del negozio di alimentari è un cultore della musica buona ed è di una simpatia unica, mi diverto un sacco; sua moglie pure è fenomenale): ritrovo il valore umano, la bellezza degli sguardi, del sentirsi tra amici.

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Difetti cristallini di Concetta Tandoi

Non esiste cristallo senza difetto: a insegnarlo, la chimica della materia, e pure la fisica.

La scelta del titolo dei racconti d’esordio di Concetta Tandoi, Difetti cristallini, non è casuale: le donne che li abitano hanno difetti imprecisabili come solo alcune metafore di vita sanno essere, appaiono a tratti così impenetrabili da poter essere definiti, paradossalmente, perfetti.

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Immagini – intervista ad Alessandro Pession

Un fotografo: uno sguardo sul mondo come una carezza e una saetta al tempo stesso, il guizzo della mente che coglie l’insolito dell’ordinario e lo declina velocemente, tra linee invisibili e prospettive.

Un fotografo: un occhio strizzato dietro l’obiettivo, un po’ come l’occhio dell’orologiaio strizzato nella piccola lente d’ingrandimento, per riparare i meccanismi di microcosmi millimetrici.

Entrambi guardano il tempo come nessun altro: il primo per fermarlo, il secondo per dargli vita oltre gli inceppi della Vita.

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A MEZZANOTTE SAI

La villa a Cervo era appartenuta ai trisavoli di Eva.

Abbandonata da decenni, un bel giorno aveva chiesto a suo padre se potesse sistemarla. Aveva un’idea precisa: ristrutturarla, arredarla, riempirla di fiori e piante, farne la sua roccaforte.

Nessuno l’avrebbe mai reclamata: né i suoi genitori, né i suoi fratelli, per cui tanto valeva applicare anche a quell’immobile il suo motto: dare valore a quello che si ha.

Detto, fatto.

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Rose inglesi a colazione

– Pronto?

– Dimmi, stai annusando anche tu una rosa inglese come me, in questo momento?

Che lui scoprisse dove fosse, l’aveva previsto. Quello che Eva non poteva immaginare era che lui la prendesse in contropiede in quella maniera, irrompendo nella sua quiete con un’immagine così forte e sensuale.

Ettore, sempre lui.

Lei immagina la scena dall’altra parte della cornetta, sospira, esita un attimo.

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ARE YOU LONELY TONIGHT?

La mail e gli antefatti

Lunedì 27 Aprile 2020

Un giorno di perfetto confinamento nazionale

– E così, anche in remoto, siete riuscite a sollevare un bel polverone… – aveva tirato le somme Eva, davanti al monitor del computer, dando l’ultima passata di lima sulle unghie e soffiandoci su.

– Sì, zia Eva, ma mica noi volevamo offendere. È stata lei.

– E le vostre mamme vi hanno chiesto come siano andati i fatti?

– No.

– Le solite. Va bene, ragazze, adesso non pensateci più. Lei vi ha offese, voi vi siete difese. Brave! Ricordate però: sempre avere garbo e stile, mai scendere in basso, mai inventare cattiverie. Non ne vale la pena. La verità brucia più di tutto.

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Questa storia di cieli capovolti

Pubblicato per la prima volta su Versante Ripido, “racconto del mese” di Luglio 2018sul tema “la poesia del lavoro che cambia”

Consiglio di lettura: leggete il racconto con questa canzone in sottofondo (è la stessa che accompagna in auto la protagonista) e poi continuate con questa: The Antlers, Putting the dog to sleep

“Questa storia di cieli capovolti” è uno spin-off del romanzo “Piccoli silenzi desiderabili”.

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2 Aprile – Un’infinità di mondi differenti

Perché se penso a un colore per l’infinito viaggiare dell’uomo, non può che essere l’azzurro

(dal romanzo “Piccoli silenzi desiderabili”, 2014)

C’è una comunicazione molto più sottile, immediata, istintiva e intuitiva.

Si basa sul riconoscersi a pelle, entrare in empatia, sentire e percepire in modo differente, lasciando a margine del foglio su cui scriveremmo “io” tutto quello che ci riguarda, scrivendo soltanto “tu, noi” nel testo.
C’è una comunicazione che è fatta di sguardi che si incrociano e si riconoscono tra numerosi volti.

Un gesto avvicina o respinge, una parola ha una vibrazione molto più potente del suo significato, uno sciocco schiocco di dita scombussola un ordine preciso. Un mondo di vetro può andare in frantumi per un’eco muta.

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29 Marzo 2020 – Un bacio alla mia Ruvo

Da un paese completamente immobile, dove il silenzio racconta di mille voci in attesa, io ho solo voglia di contemplare.
Ho delle fragole tra i capelli, il disordine delle cose belle nel sorriso, la calma tra le costole.
Da qualche parte c’è una barca capovolta: un’astronave per volare.
I confini geografici li lascio alle cartine, quelle di tornasole mi raccontano di distanze nulle, d’improvviso risuonano parole in un’altra lingua. A tratti la parlo senza averla studiata mai. Da più punti del passato giungono ora daccapo alla mente: scritte in questa porzione di spazio, hanno scavalcato i cieli, raggiunto altre vette, per essere tradotte altrove da altra mano.

Ogni lingua sa alterare i sapori delle parole, un po’ come il ricordo che pare nostalgico, invece è brio di coriandoli. Così un po’ si perde quanto nel testo e nelle intenzioni è “dovuto”.

Sanno di sorrisi e lacrime, tutti tenaci però.

Le dedico alla mia Ruvo, che è la mia terra, il mio punto di partenza per tutto e il mio punto di approdo puntuale.

Da un balcone allungo sguardi che sanno volare lontano, planare meglio se li chiudo.
Ho solo voglia di contemplare del silenzio le rose.
Sanno di risate, scherzi, notti tirate fino a tardi, feste in maschera, in spiaggia, cene a tema e serate a lume di candela.
Custodiscono conversazioni sussurrate e voci sguaiate.
Ho vent’anni, ne ho trentadue, ne ho dieci, ne ho cinque, quanti ne avrò domani?
Per oggi voglio solo contemplare del silenzio le rose.

Ti mando un bacio, Ruvo.
Ti mando un bacio, mondo.
Per oggi ho voglia solo di accarezzare tutto con lo sguardo.

Luana

Pensando a tutto ciò, ho deciso di regalare poi la mia poesia “Del silenzio le rose” alla mia città d’origine, insieme ad altre parole che raccontano di un vissuto strettamente personale, io che non amo molto parlare davvero di me e di quel che di me non si sa, a dispetto di quel che si possa pensare. Ho deciso di farlo perché siamo tutti smarriti, e in questo siamo tutti uniti: dedico queste mie parole a tutti coloro che conosco o che ho solo incontrato, con la speranza che volino lontano, abbraccino e incoraggino chi attende un abbraccio, una carezza. Sempre qui, per chiunque voglia:

DEL SILENZIO LE ROSE, Luana Lamparelli

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