Per un attimo provate a pensare a un giro di note pizzicato sulle corde di una chitarra sconosciuta. Ora pensate che questa chitarra passi tra altre mani, anch’esse sconosciute, perché ognuno faccia la sua parte. Immaginate che insieme alla chitarra, su cui i nomi di chi la suona si fanno sempre più numerosi, viaggi anche un registratore, dove resterà traccia di tutte le diverse melodie.
Immaginate per un attimo che non c’è nessuna competizione, nessuno show legato al business, ma solo lo spettacolo della passione per la musica che unisce. Impossibile – vero? – vista l’epoca in cui ci troviamo. Sorridete disincanti davanti a un’idea del genere.
E invece vi sbagliate.
Perché quello che vi ho appena descritto è realtà.
Tutto è nato a New York: David Adams ha messo davvero la chitarra tra le mani della gente e fatto camminare l’idea, che ha viaggiato per il mondo: Nuova Delhi, Tel Aviv, Los Angeles, Bogotà, Sidney… Sono più di trenta le città. Poi è giunta anche in Italia.
Genova, 8 Novembre e 6 Dicembre 2014.
Adesso la chitarra torna a suonare i sogni di cinque nuovi cantautori. Questa volta il palcoscenico è a Milano.
Tutto merito di un liutaio genovese che nessun ostacolo può fermare, quando decide che qualcosa di bello davvero deve essere realizzato.
Si chiama Paolo Sussone, classe 1979, ed è il nuovo ospite di Ars Artis.
L.L. Come sei riuscito a scoprire il progetto di David Adams, “The acoustic guitar project”?
P.S. Tutto è partito dalla mia attività di liutaio e dalla mia passione per la musica: cercavo qualcosa che mettesse luce contemporaneamente su entrambe, ma non in modo autoreferenziale. Volevo realizzare qualcosa che creasse una rete, che “sintonizzasse” tra loro persone estranee ma con un sentire comune. Desideravo realizzare non un progetto, ma un valore. Avevo un’idea, ho cercato su Internet, finchè non ho trovato la mail di Adams all’interno di un gruppo: cercava liutai che ospitassero il suo progetto in tutto il mondo. Era il 2013. Ci siamo sentiti, ho proposto Genova come fulcro italiano del format. È andata così, tutto è partito così.
L.L. La chitarra protagonista di questo progetto: è una delle tue opere?
P.S. In realtà è una chitarra con una storia tutta sua. Nel 2014 (anno della prima edizione italiana di “The acoustic guitar project”, ndr) non c’era tempo per realizzarne una ex-novo. Così ho subito pensato alla vecchia chitarra malmessa che tutti usavamo su, in un vecchio forte adibito a sala prove. Dopo tutti quegli anni, però, era davvero malconcia, anche perché nessuno la curava o se ne serviva da parecchio. L’ho restaurata ed è stato bello regalarle una nuova vita. Anche quest’anno è lei la chitarra protagonista del progetto.
L.L. Dietro ogni sogno, mille sfide, di sicuro degli ostacoli. Quali difficoltà pensavi inizialmente che avresti incontrato, e quali invece hai realmente incontrato in itinere?
P.S. Inizialmente, dopo aver concordato il tutto, ho temuto che fosse una cosa più grande di me. Volevo che fosse un progetto di qualità, altrimenti non ne avrei fatto più niente. Non avevo contatti, soprattutto mi mancavano riferimenti per l’organizzazione dell’evento. Ho riflettuto sul fatto che richiedesse una competenza, un’esperienza, che non possedevo.
Una sola cosa però era chiara: volevo creare valore per ogni singolo aspetto, per il progetto in sé, per la musica, per la città di Genova. Poiché la buona qualità non esiste senza valore, ho coinvolto tutti i soggetti e le realtà del mio territorio, tutti professionisti competenti ma attenti. Ho contattato le realtà giovani che possedevano, oltre alla professionalità, un alto valore umano.
Il concetto americano prevedeva che ogni musicista si esibisse solo per il singolo brano scritto nella settimana a disposizione. Io ho voluto dar valore anche ai musicisti, così ho pensato di “personalizzare” il format: ogni musicista, già dalla prima edizione del 2014, si presenta al pubblico, nella serata del concerto, con tre pezzi anziché uno, e in più porta con sé un ospite che lo accompagni con un altro strumento nell’esecuzione di un brano.
Insomma, è stato tutto molto impegnativo, molti sono stati gli ostacoli anche nella messa in opera, ma affrontati con le persone giuste son diventati sfide, e le abbiamo vinte tutte.
È stato meraviglioso averne il riscontro nell’energia che si è creata a Genova, tra le persone che hanno collaborato, il pubblico che ha partecipato attivamente, il concerto che pulsava di una forza tutta sua, capace di imprimere gioia.
L.L. Una di quelle gioie che di sicuro resta ben impressa e te la porti a casa, la sistemi tra i ricordi migliori, ogni tanto la condividi con gli altri “compagni di viaggio”. Anche quest’anno c’è la collaborazione dell’associazione culturale genovese “The musical box”?
P.S. Sì. Si tratta di un’associazione fondata da amici, eravamo quelli che da ragazzini nutrivano il sogno della musica. Poi siam diventati grandi e ci siam detti “Va bene i sogni, ma adesso diamoci da fare”. È nata così la nostra sala prove in un edificio industriale. È stata la prima occasione per testarci nel lavoro, per metterci davvero alla prova.
L.L. Cosa ti piace di più di questo progetto che viaggia per il mondo?
P.S. Hai provato a curiosare sul sito ufficiale? C’è da restare meravigliati davvero per come la musica sia interpretata nelle diverse parti del mondo! Unisce le diversità pur mantenendole, ecco cosa fa per me questo progetto, questo passarsi la chitarra l’un l’altro.
Per conoscere i cantautori, le città che hanno ospitato il progetto, guardare le foto, ascoltare i brani, potete curiosare sul sito www.theacousticguitarproject.com.
Se siete a Milano, non vi resta che conoscere David Adams, giunto direttamente da New York per questa seconda edizione italiana del suo progetto, e i cinque cantautori che si esibiranno questa sera alle 21.30 sul palco della “Salumeria della musica”, questa sera.
Ovviamente non mancherà Paolo Sussone, l’artefice di questa bellissima “importazione” artistica, la mente brillante che non solo ha permesso all’Italia di diventare parte attiva in un così bel progetto, ma ha creato plus-valore per tutti.
“One guitar, one week, one song”, dice il motto di “The acoustic guitar project”.
Una chitarra, una settimana, una canzone. E un sogno fatto realtà, aggiungo io.
Le storie belle sono fatte di persone straordinarie.
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